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diritto all'oblio

DIRITTO ALL’OBLIO: ECCO COME FAR RIMUOVERE I CONTENUTI DIFFAMATORI IN RETE

La rete come sai rappresenta un’opportunità per le imprese al fine di promuovere il proprio brand e i propri prodotti.

Ma allo stesso tempo potrebbero circolare dei contenuti diffamatori in grado di danneggiarti sia professionalmente che personalmente.

In questo articolo ti illustrerò quali sono i tuoi diritti e come difenderti dagli abusi

Il diritto all’oblio è:

“il legittimo interesse di ciascuno a non rimanere esposto per sempre alle conseguenze negative di una rappresentazione più attuale di se”

Questo è un principio che si è affermato grazie alla corte di giustizia europea e da li in poi le legislazioni europee e comunitarie si sono mosse in tal senso.

Adesso è quindi possibile tutelarsi difronte agli abusi subiti.

Ogni contenzioso in questa materia si fonda su di un giudizio di bilanciamento.

Ci sono infatti due interessi contrapposti:

Da un lato la libertà di informazione e dall’altro il diritto alla riservatezza e la tutela dell’onore.

Sul punto si è espressa anche la Corte di Cassazione Italiana (sentenza n. 19681/2019) la quale ha stabilito che:

“resta il diritto dei motori di ricerca e in generale dei responsabili dei dati personali a conservare i dati degli interessati soltanto quando si riferiscano a personaggi che destino nel momento presente l’interesse della collettività, sia per ragioni di notorietà che per il ruolo pubblico rivestito. In tutti gli altri casi prevale il diritto degli interessati alla riservatezza rispetto ad avvenimenti del passato che ledano la loro dignità”

In primo luogo rileva quindi il fattore tempo (quanto è trascorso dalla pubblicazione e l’attualità della notizia) ma ovviamente questo non è l’unico parametro di valutazione in caso di controversia.

La libertà di informazione o meglio dire il diritto di cronaca non è di per se senza limiti.

Sono tre i limiti che da anni sono riconosciuti a questo diritto:

  • Utilità sociale dell’informazione. Non data al solo scopo di ledere l’altrui reputazione
  • Verità oggettiva dei fatti. I fatti devono essere veri e verosimili dato il contesto
  • Forma civile di esposizione. Evitare quindi un linguaggio violento e/o denigratorio

Come facciamo quindi ad ottenere la deindicizzazione e la cancellazione di un link o di una notizia?

In primo luogo sarà necessario oltre che conveniente rivolgersi presso chi detiene quella informazione. (sito, piattaforma, testata giornalistica online.

Sempre meglio effettuare questa richiesta a mezzo legale, con un avvocato che sicuramente verrà presa più seriamente.

Quando non vi sono esiti positivi alla trattativa tra le parti allora sarà possibile rivolgersi al tribunale o al garante della privacy per vedersi riconosciuto il proprio diritto.

Nel primo caso secondo il procedimento ordinario (Citazione in tribunale) oppure quello Cautelare (caratterizzato quindi da urgenza nei casi più gravi e che possano recare danni irreparabili e urgenti).

I costi oltre agli onorari legali comprendono il contributo unificato (da 518 euro) e le marche da bollo (da 27 euro).

Il reclamo al Garante della privacy è gratuito e può essere inviato, utilizzando l’apposita modulistica, o a mezzo pec (protocollo@pec.gpdp.it) o a mezzo raccomandata con avviso di ricevimento.

Nel reclamo sarà necessario far valere tutte le proprie ragioni sia in termini di fatto che di diritto.

La richiesta può essere formulata anche nei confronti del motore di ricerca indicando tutti i link  e delle immagini dei quali si chiede la rimozione.

E nel caso delle recensioni negative?

I procedimenti sono sempre gli stessi, variano le questioni di fatto, meno quelle di diritto.

La forma è quella enunciata in precedenza.

NOTA BENE: Purtroppo questa normativa non esplica i suoi effetti a livello globale, ma solo sul territorio europeo in quanto manca una convenzione internazionale che lo imponga ma che tutti noi auspichiamo arrivi al più presto.

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