Residenza fiscale in Portogallo: a chi conviene davvero?
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Sempre più italiani decidono di andare a vivere all’Estero per scelta o per opportunità. C’è chi decide di lasciare l’Italia perché affascinato dall’idea di vivere in un’altra nazione e c’è chi, invece, viene tentato da semplici ragioni economiche.
Negli ultimi anni, il Portogallo ha assistito all’ingresso di un gran numero di cittadini provenienti dall’Italia. A giustificare tale affluenza è la Convenzione contro la doppia imposizione fiscale stipulata tra Italia e Portogallo, cioè un accordo attraverso il quale i due Stati hanno deciso di sgravare il contribuente dalla doppia imposizione fiscale, regolarizzando tra loro la potestà tributaria. In altre parole, l’obbligo fiscale è esclusivo di uno solo dei due Stati parte della convenzione e, nel caso specifico, del Portogallo (art. 18 della Convenzione: «Fatte salve le disposizioni del paragrafo 2 dell’articolo 19, le pensioni e le altre remunerazioni analoghe, pagate ad un residente di uno Stato contraente in relazione ad un cessato impiego, sono imponibili soltanto in questo Stato»).
Tuttavia, la condizione necessaria per accedere alle agevolazioni fiscali è l’ottenimento dello status di residente non abituale.
Status di residente non abituale: cos’è e come è possibile usufruirne
Per comprendere a fondo cosa sia lo status di residenza non abituale portoghese, è bene fare un cenno alla differenza che esiste tra residenza anagrafica e residenza fiscale.
Mentre la residenza anagrafica è il luogo in cui la persona ha la sua dimora abituale, la residenza fiscale si acquisisce quando il contribuente, risiedendo per un determinato periodo di tempo nel Paese di suo interesse, sarà soggetto alle sole regole di tassazione di quel medesimo Paese per i redditi percepiti.
Dunque, lo status di residenza non abituale non è nient’altro che la possibilità di godere di benefici fiscali previsti dall’ordinamento portoghese. Pertanto, è da considerarsi un’agevolazione introdotta dal legislatore lusitano con la finalità di attrarre nel Paese figure professionali qualificate con un certo potere d’acquisto. Dal 2009, grazie ad accordi bilaterali stipulati con l’Italia, è stato stabilito che i professionisti italiani che svolgono attività lavorativa ad alto valore aggiunto (come architetti, medici, ingegneri o membri di organi amministrativi) nel territorio portoghese con lo status di residente non abituale, potranno godere di un’imposta ad aliquota fissa pari al 20%. Diversamente, per il pensionato italiano, che decide di stabilire la propria residenza non abituale in Portogallo, ci sarà un’esenzione totale dal pagamento delle imposte.
Per richiedere lo status di residente non abituale in Portogallo al fine di avere questo trattamento fiscale agevolato, è necessario soddisfare determinate condizioni:
- non aver goduto del regime fiscale portoghese nei 5 anni precedenti la richiesta di residenza;
- aver soggiornato per un periodo superiore ai 183 giorni (6 mesi) in Portogallo.
In merito a quest’ultima condizione, qualora il periodo di permanenza fosse inferiore ai canonici 183 giorni (184 in caso di anno bisestile), basterà che il soggetto dimostri l’intenzione di stabilire la propria residenza abituale in territorio portoghese attraverso documenti ufficiali come contratti d’affitto o semplici utenze intestate.
La richiesta di residenza non abituale per un dato anno deve essere fatta entro il 31 marzo dell’anno successivo a quello per cui si fa richiesta, ed ha validità decennale non prorogabile.
Come fare per ottenere la residenza in Portogallo: documenti richiesti
Quali sono, dunque, i documenti utili alla presentazione della domanda di residenza non abituale?
- codice fiscale portoghese o NIF (Número de Identificação Fiscal), da richiedere presso gli uffici governativi competenti, con documento di identità o passaporto in corso di validità;
- conto corrente portoghese;
- contratto di affitto;
- certificato di residenza.
Il primo documento da richiedere sarà il codice fiscale portoghese in quanto, senza di esso, non sarà possibile aprire un conto corrente, né stipulare un contratto d’affitto o richiedere un certificato di residenza.
Il tutto, ovviamente, senza dimenticare la scadenza del 31 marzo!
Una volta presentata la domanda per ottenere lo status di residente non abituale occorre attendere circa 6 mesi per l’approvazione da parte delle autorità competenti, avuta la quale, sarà possibile usufruire delle agevolazioni fiscali previste dall’ordinamento tributario lusitano.
Infine, per dimostrare alle Istituzioni italiane il cambio di residenza, sarà necessario procedere con l’iscrizione all’A.I.R.E. (Anagrafe della popolazione Italiana Residente all’Estero) entro 90 giorni dall’ottenimento della residenza in Portogallo. Va ricordato, però, che tale iscrizione non è sufficiente, sebbene necessaria. Occorrerà, infatti, dimostrare alle autorità italiane il cambio di residenza utilizzando qualsiasi prova documentale a sostegno dell’effettivo trasferimento (quale, ad esempio, un contratto di affitto della propria abitazione estera).
Residenza in Portogallo e pensionati: cosa c’è da sapere
Come anticipato, un pensionato, non ex dipendente pubblico, con pensione corrisposta da un ente previdenziale (come l’INPS) e che abbia ottenuto la residenza in Portogallo, può richiedere l’applicazione della Convenzione tra Italia e Portogallo al fine di ottenere la detassazione della pensione italiana e la tassazione esclusiva nel Paese di residenza.
Una volta concessa l’agevolazione fiscale, il soggetto residente non abituale ne avrà diritto per un periodo di 10 anni, improrogabili. Al termine di tale periodo, il beneficiario potrà decidere se mantenere la residenza portoghese pagando le tasse secondo le regole generali del Codice IRS oppure tornare ad essere residente italiano sottostando al regime fiscale italiano.
La regola è diversa per i pensionati ex dipendenti pubblici, i quali non possono beneficiare degli sgravi fiscali di cui sopra poiché la loro pensione lorda verrà sempre tassata alla fonte, cioè dallo Stato di origine.
Quindi, sembrerebbe che il Portogallo non sia una meta di benefici per i pensionati ex dipendenti pubblici, ma va ricordato che ci sono altre destinazioni possibili dove questi potranno godere del diritto a ricevere la pensione lorda: Australia, Senegal, Costa d’Avorio o Tunisia.
Conviene davvero avere la residenza in Portogallo? Facciamo un bilancio
Appurato che per i pensionati non ex dipendenti pubblici il Portogallo sia fiscalmente favorevole, per le altre figure di lavoratori, esistono vantaggi fiscali derivanti dallo status di residenza non abituale?
Di seguito proponiamo degli esempi:
- Professionisti titolari di redditi nazionali derivanti da lavoro dipendente o autonomo: i redditi nazionali, cioè percepiti nel territorio portoghese provenienti da lavori ad elevato valore aggiunto (quali attività aventi carattere scientifico, artistico o tecnico), beneficiano di una tassazione ad aliquota fissa pari al 20%;
- Professionisti del digitale (o nomadi digitali): attraverso lo status di residente non abituale in Portogallo, coloro che svolgono lavori on-line e che possono lavorare in qualsiasi parte del mondo sfruttando una connessione Internet potranno beneficiare della totale esenzione dal pagamento delle tasse su tutti i redditi percepiti, purché di fonte estera, cioè redditi acquisiti al di fuori dei confini nazionali portoghesi. Inoltre, gli imprenditori digitali hanno un’altra agevolazione legata allo svolgimento di attività on-line, per la quale potranno decidere di costituire una società estera trasparente, acquisire lo status di residente non abituale e ottenere una tassazione agevolata sui redditi esteri percepiti.
Dunque, la residenza non abituale garantisce molti benefici non solo per i pensionati, ma anche per altre figure professionali.
Trattandosi di residenza non abituale, in molti si chiederanno: quali sono le conseguenze rispetto a ciò che conserviamo in Italia (beni immobili o mobili registrati)? Quali saranno le implicazioni per la copertura sanitaria? Trattandosi di agevolazioni davvero molto favorevoli, cosa cambierà?
Posso anticipare che la legge finanziaria del 2020 ha previsto alcuni cambiamenti nel sistema fiscale, ad oggi, però, non ancora applicati.
Decidere di trasferire la propria residenza fiscale in un Paese diverso rispetto a quello di residenza anagrafica può essere cosa delicata e complessa da far diventare realtà. Le cose da sapere, i cambiamenti legislativi all’ordine del giorno e gli iter burocratici da seguire, spesso demoralizzano le volontà e i desideri.