Eredità: Accettare o rinunciare in presenza di debiti
INDICE DEGLI ARGOMENTI TRATTATI
Eredità! Ecco la notizia che aspettavo, il mio lontano zio d’America è passato a miglior vita e mi ha lasciato una cospicua eredità. Finalmente posso vivere la vita che voglio lontano dai pensieri. Ma siamo sicuri che sia sempre cosi?
In molti dei casi accade invece che ci si ritrovi in una situazione particolare, ovvero quella di essere legittimo successore in una eredità piena di debiti.
Che cosa fare allora?
Io sono Carlo Alberto Micheli, Avvocato e Dott. Commercialista e in questo articolo vedremo insieme:
- Che cos’è la rinuncia all’eredità
- I 3 casi in cui è meglio rinunciare all’eredità
- Come si fa la rinuncia all’eredità
- Chi può rinunciare all’eredità
- Quanto tempo si ha per rinunciare all’eredità e quando non è possibile farlo
- Gli effetti della rinuncia all’eredità
- Cosa succede ai debiti e quali debiti passano agli eredi
- Quanto costa la rinuncia all’eredità
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Che cos’è la rinuncia
La rinuncia all’eredità è l’atto con cui il chiamato dichiara di non accettare l’eredità e dunque di non subentrare nella posizione giuridica del de cuius. È un diritto che si esercita con espressa dichiarazione scritta da effettuarsi di fronte ad un notaio o presso la cancelleria del tribunale. L’essere un diritto significa che la legge ci da la possibilità di tutelarci di fronte a situazioni che potrebbero pregiudicarci. Nuocere al nostro patrimonio.
I 3 casi in cui è meglio rinunciare all’eredità
Ho identificato almeno tre situazioni nelle quali è doveroso azionare questo strumento di tutela. In queste tre situazioni non accettare l’eredità potrebbe davvero essere uno strumento di salvataggio.
Immagina ad esempio un patrimonio ereditario nel quale sono presenti numerosi debiti ereditari. Oppure nel caso in cui durante la vita sia stato fatta a favore dell’attuale erede una donazione che eccede il valore dell’eredità e questi sia chiamato e riportare in massa ereditaria il già ricevuto magari per far fronte ai debiti. Infine può esser utile destinare l’intera eredità, rinunciando, a favore del figlio perché si è in presenza di un nuovo coniuge al quale potrebbe spettare in futuro una parte di questa.
Come si fa la rinuncia all’eredità
Ai sensi dell’articolo 519 del codice civile:
“La rinunzia all’eredità deve farsi con dichiarazione, ricevuta da un notaio o dal cancelliere del tribunale del circondario in cui si è aperta la successione, e inserita nel registro delle successioni”.
Quando si desidera procedere con la dichiarazione presso la cancelleria del tribunale, il tribunale competente è quello nel cui circondario si trovava l’ultima residenza in vita del defunto.
Se decidiamo di farla presso la cancelleria del tribunale dovremmo munirci di una serie di documenti tra cui:
- la carta d’identità e il codice fiscale dei dichiaranti;
- il codice fiscale del defunto;
- una copia conforme del testamento se presente;
- l’originale certificato di morte.
Il mio consiglio è sempre quello di farsi assistere da un avvocato per l’espletamento delle pratiche presso il tribunale. Professionista che diventerà indispensabile qualora vi sia la presenza di minori.
Quando a rinunciare debbano essere i minori servirà altresì una copia conforme dell’autorizzazione del giudice tutelare. Tale autorizzazione va ottenuta prima di fare la rinuncia, con l’assistenza di un legale. Il caso tipico è quando il de cuius è il nonno con debiti, il figlio o la figlia rinunciano. A questo punto l’eredità spetterebbe ai nipoti minori. In questo caso i figli del de cuius dovranno chiedere l’autorizzazione al giudice tutelare, il quale ravvisato il pregiudizio economico, la rilascerà.
Chi può rinunciare all’eredità
Possono rinunciare all’eredità solo chi è chiamato a succedere, o perché erede legittimo o perché designato. Non si può rinunciare preventivamente o in assenza di apertura di successione. I soggetti che succedono sono definiti “Chiamati all’eredità”. In ogni caso l’atto di rinuncia non è uguale per tutti, la legge specifica per alcuni di questi – come ad esempio soggetti incapaci di agire, nascituri o persone giuridiche – tutele ad hoc.
Quanto tempo si ha per rinunciare all’eredità e quando non è possibile farlo
la rinuncia va effettuata entro 10 anni dall’apertura della successione per poter essere considerata valida. Si tratta dello stesso termine previsto dalla legge, all’articolo 480 del codice civile, per accettare l’eredità. Non è possibile rinunciare all’eredità nei seguenti 3 casi:
- quando il chiamato all’eredità è nel possesso dei beni ereditari e non ha fatto l’inventario entro tre mesi dal giorno di apertura della successione.
- quando il chiamato all’eredità nel possesso dei beni ereditari non dichiara di rinunciare all’eredità entro 40 giorni dall’esecuzione dell’inventario.
- se, ai sensi dell’articolo 527 del codice civile, il chiamato all’eredità ha sottratto o nascosto beni spettanti all’eredità stessa.
In questi tre casi la legge considera il soggetto in questione “erede puro e semplice”.
Gli effetti della rinuncia all’eredità
“Chi rinunzia all’eredità è considerato come se non vi fosse mai stato chiamato“.
Perdi la qualità di erede fin dall’inizio. Questo significa che la rinuncia opera retroattivamente fino al momento di apertura della successione. La rinuncia non pregiudica le donazioni fatte in vita dal de cuius.
Cosa succede ai debiti e quali debiti passano agli eredi
Introduciamo il concetto di “debiti ereditari”, che sono tutti quelli che il defunto non ha pagato prima di morire o che sono scaduti dopo la sua morte, come ad esempio il mutuo casa o le bolette per le utenze, ma anche le spese condominiali e il bollo dell’auto.
Chi accetta l’eredità dovrà pagare i debiti, a meno che non opti per l’accettazione con beneficio di inventario, in quel caso dovrà pagare i debiti fino a concorrenza di quanto ricevuto e tutto quanto risultante dall’inventario.
Ecco i debiti che passano agli eredi:
- le tasse (quindi Irpef, Iva, bollo auto, Imu, Tari, ecc.);
- canone Rai;
- le cartelle esattoriali già notificate o ancora da notificare;
- le rate del mutuo o del finanziamento ancora in corso;
- altri debiti con banche (ad esempio aperture di fido);
- le spese condominiali nel caso di immobile di proprietà;
- i canoni di affitto maturati prima e dopo la morte del defunto (la morte infatti non fa cessare il contratto);
- le utenze domestiche, le cosiddette “bollette”;
- i debiti derivanti da eventuali sentenze di condanna civile;
- i debiti con professionisti (avvocati, medici, commercialista, ingegneri, ecc.);
- i debiti per le cure sostenute dal defunto prima di morire;
- i debiti collegati a contratti stipulati dal defunto;
- i debiti con eventuali dipendenti o con la colf, la badante, ecc.
La rinuncia all’eredità può far si di non succedere in tutti questi debiti.
Quanto costa la rinuncia all’eredità
I costi variano a seconda se si deciderà di rivolgersi o meno ad un notaio ovvero di presentare la pratica presso la cancelleria del tribunale con o senza un avvocato. La parcella inciderà direttamente sul costo della rinuncia. In ogni caso sono poi previsti dei costi, imposta di registro 200 euro in misura fissa e imposta di bollo che viene comunicata direttamente all’atto di presentazione della pratica.
Ci sono ancora questioni molto importanti su questo tema quali:
- Accettazione con beneficio di inventario
- La revoca della rinuncia
- La restituzione di quanto ricevuto
Ne parlerò sui miei canali, resta in contatto con me. Iscriviti alla mia newsletter e al mio canale Youtube per rimanere sempre aggiornato su cosa ti serve.
Avv. Carlo Alberto Micheli
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