Aprire partita iva come artigiano
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Per aprire la partita Iva come artigiano è richiesta l’iscrizione alla Camera di Commercio: prima di tutto, però, è necessario capire in che modo deve essere identificato il lavoro artigianale.
Tale definizione proviene dalla legge quadro per l’artigianato 443 risalente all’8 agosto del 1985, per la quale le imprese artigiane sono quelle il cui scopo principale consiste nella produzione di semi-lavorati o beni o nella prestazione di servizi.
L’inizio dell’attività presuppone l’apertura della partita Iva e, in seguito, l’iscrizione all’INPS artigiani e all’INAIL (oltre, come detto, alla Camera di Commercio); in alcune circostanze ci può essere bisogno anche della SCIA da presentare al Comune.
Tutte queste procedure, in ogni caso, sono svolte con la Comunicazione Unica che deve essere inoltrata alla Camera di Commercio, che provvede in automatico a gestire le iscrizioni elencate.
La partita Iva
A seconda del regime scelto e degli obblighi contabili che ne seguono variano i costi e le tasse connesse alla partita Iva: per il regime ordinario si ha una gestione IVA prima nota cassa; per il regime semplificato si ha una gestione Iva; per il regime dei minimi non si ha alcuna gestione Iva.
Per ciò che concerne i documenti necessari all’apertura della partita Iva, oltre alla carta di identità o comunque a un documento di riconoscimento c’è bisogno del codice fiscale.
Se ci si rivolge a un commercialista o a un patronato, si deve sottoscrivere anche una procura per la Comunicazione Unica.
I costi
I costi per diventare artigiani con partita Iva sono abbastanza consistenti: 88 euro per il diritto camerale del primo anno (si tratta dell’importo base, che può aumentare fino al 20%); 18 euro per i diritti e le spese camerali della prima iscrizione; circa 3.500 euro all’anno per l’INPS gestione artigiani, suddivisi in quattro rate.
Sono variabili, invece, gli importi per l’INAIL e quelli delle imposte: i primi cambiano a seconda della classe di rischio di riferimento, mentre per i secondi a contare sono il reddito e il regime scelto.
Non bisogna dimenticare, a proposito dei contributi INPS, che anche se si fattura zero è richiesto comunque un contributo minimo di circa 3.500 euro.
I contributi minimi vengono calcolati in funzione di un imponibile base che si aggira attorno ai 15mila euro: nel caso in cui questa soglia venga superata è previsto il pagamento di un’integrazione.
Il regime forfettario per gli artigiani
Per iniziare un’attività come artigiano si può ricorrere anche al regime forfettario, che prevede che le fatture vengano emesse senza Iva e che non sia possibile scaricare alcun costo.
Per il calcolo dell’imposta sui redditi, l’aliquota è del 5% per i primi cinque anni, mentre dal sesto anno in poi diventa del 15%, da computare su una percentuale di ricavi che non è sempre la stessa ma che muta in funzione dell’attività che si svolge.
Non ci sono limiti di età da rispettare, a differenza di quel che avveniva in passato: quindi anche chi ha superato i 35 anni può scegliere il regime forfettario. Il suggerimento è sempre quello di affidarsi alla consulenza di un commercialista esperto.
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