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Aprire partita iva come dentista, ortodontista o igienista dentale

Vuoi aprire Partita Iva come igienista dentale? Questo articolo ti può aiutare a capire cosa devi fare, quanto pagare in tasse, quali sono i costi eventuali dell’apertura e quale regime fiscale è il migliore per te.
Scoprirai anche se è possibile lavorare come igienista dentale senza la Partita Iva, qual è la differenza tra prestazione occasionale e Partita Iva, come funziona il regime forfettario, o dei minimi.
Infine, potrai consultare i consigli del commercialista per te.
Ecco tutto quello che devi sapere.

Lavorare come igienista dentale senza partita IVA: è possibile?

Figura sanitaria molto importante, l’igienista dentale affianca il dentista nelle cure odontoiatriche e nella spiegazione della prevenzione di patologie.

Cosa fa in pratica un igienista dentale? Si occupa della pulizia dei denti, mantiene la bocca dei pazienti libera da placca e tartaro e fornisce, dunque, le cure di mantenimento per un’igiene odontoiatrica completa.

L’igienista dentale NON è un assistente alla poltrona: mentre quest’ultimo infatti lavora sotto le espresse direttive del dentista, l’igienista può svolgere la sua attività in piena autonomia.

Ricordiamo infatti che per diventare igienista dentale è necessario essere in possesso almeno di una laurea triennale in Igiene dentale, ed essere iscritti al relativo Albo professionale, dopo aver superato l’esame di abilitazione.

A questo punto chi si è abilitato a questa professione può decidere: lavorare come dipendente presso un solo studio odontoiatrico oppure mettersi in proprio aprendo una Partita Iva come freelance (e lavorare quindi presso più medici odontoiatri).

Non è quindi consigliabile non aprire una partita Iva da igienista dentale, in quanto ciò non consentirebbe di farsi conoscere davvero come professionista ed incrementare il numero dei committenti.

Vediamo comunque come fare se si decide di optare per una iniziale forma di prestazione occasionale (e vedremo che non è affatto conveniente).

Prestazione occasionale per igienista dentale: come funziona?

Un regime (o contratto) di prestazione occasionale è destinato a tutti i lavoratori che svolgono la loro attività in maniera solo sporadica o, appunto, occasionale.

Per aderire alla prestazione occasionale bisogna guadagnare fino a 5 mila euro all’anno (non di più) e i committenti o i datori di lavoro dovranno essere diversi e non continuativi.

In altre parole la collaborazione non si potrà protrarre per più di 30 giorni per committente all’interno di un anno solare, e il limite di ore lavorate non dovrà superare le 280.

Se si decide di aderire a questa forma contrattuale, infine, non si potrà chiedere meno di 9 euro all’ora come compenso.

Le tasse vengono pagate sotto forma di ritenuta d’acconto, con una trattenuta del 20% rispetto alla cifra pattuita con il cliente.

Si capisce dunque come si tratta di una forma fiscale che può andar bene esclusivamente per chi è alle prime armi e comincia una professione.

Molto più vantaggioso, invece, anche se si è all’inizio della professione, aprire una Partita Iva a regime forfettario o dei minimi.

Regime forfettario per igienista dentale: come funziona?

Se dunque decidi di aprire una Partita Iva come igienista dentale ti consigliamo di affidarti al regime forfettario.

Si tratta di un regime fiscale agevolato possibile in Italia e di cui i giovani professionisti possono usufruire entro certi limiti.

Innanzitutto i ricavi annui non dovranno superare la cifra di 65 mila euro (innalzata recentemente, perché prima del 2018 la cifra massima era di 30 mila euro).

In secondo luogo non bisognerà avere aperta un’altra Partita Iva, non essere soci di Snc o Sas ed avere la residenza in Itali.

Vi sono poi altri requisiti specifici da possedere che sarà il commercialista ad illustrarti.

Una volta stabilito di poter aderire a questo regime fiscale i vantaggi saranno considerevoli.

Primo fra tutti: l’esenzione dall’Iva.

Questo significa che come igienista dentale in questo modo potrai fatturare “Iva esente” ed essere più competitivo nei prezzi da sottoporre ai committenti.

Essendo poi esente anche da ritenuta d’acconto, su qualsiasi fattura emessa l’incasso sarà pari al 100% della cifra stabilita.

Si può inoltre usufruire di un’imposta sostitutiva, che presenta un’aliquota al 5% durante i primi cinque anni di apertura della Partita Iva, e del 15%  a partire dal sesto anno.

Niente pagamenti di Irpef né di Irap, dunque.

Si è infine esonerati dagli studi di settore e dalla fatturazione elettronica: le fatture emesse possono essere inviate al cliente con marca da bollo da 2€ (se si supera la cifra di 77,47 euro) via mail e scansionate, poi numerate e conservate, non necessariamente registrate.

L’unica nota dolente di questo regime sta nel fatto che non potrai dedurre alcuna spesa dell’attività lavorativa, tranne che per strumenti strettamente legati alla professione.

Altre soluzioni per l’igienista dentale

Le altre soluzioni di inquadramento lavorativo per un igienista dentale vedono la possibilità di effettuare prestazioni come dipendente presso un centro odontoiatrico o uno studio dentistico privato.

Questa figura può però lavorare spesso anche presso gli ospedali, le cliniche pubbliche o private, le case di cura etc.

Come dipendente si potrà essere assunti a tempo indeterminato o determinato, o anche a co.co.co.

In questo caso sarà lo stesso datore di lavoro a provvedere alla previdenza e alle trattenute.

Lavorare come igienista dentale: ecco i nostri consigli

Una volta che hai appurato, magari con l’aiuto di un commercialista, di possedere tutti i requisiti per aderire al regime fiscale forfettario per aprire una Partita Iva da igienista dentale, potrai recarti all’Agenzia delle Entrate e compilare l’apposito modello.

Ciò dovrai farlo dopo aver scelto accuratamente il codice Ateco, che ti inserisce in una determinata professione ai fini fiscali.

Successivamente dovrai aprire una posizione previdenziale all’Inps, in quanto la figura dell’igienista dentale, pur avendo un Ordine di appartenenza, non possiede alcuna Cassa Previdenziale di riferimento, per cui deve riferirsi all’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, in gestione separata.

Fare da solo non è la soluzione migliore.

Ti consigliamo, perciò, di rivolgerti ad un professionista del fisco.

Non ci resta che augurarti, a questo punto, in bocca al lupo per la tua nuova attività.

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