Contributi INPS: differenza tra quota fissa e percentuale
INDICE DEGLI ARGOMENTI TRATTATI
1. Introduzione
Chi possiede una partita IVA come ditta individuale deve versare i relativi contributi previdenziali all’INPS secondo modalità e tempistiche prestabilite. La contribuzione INPS per liberi professionisti, artigiani e commercianti è variabile e può essere divisa in quota fissa e quota variabile a seconda che il reddito d’impresa superi o meno la soglia minima.
Prima di entrare nel dettaglio delle differenze è opportuno chiarire che quote fisse e percentuali di contribuzione non variano a seconda del proprio regime fiscale. Che si aderisca al regime forfettario, al regime ordinario o al regime semplificato il calcolo dell’INPS rimane invariato. La quota fissa e la quota variabile variano invece in base al codice ATECO, cioè se si rientra nella categoria artigiani, commercianti o liberi professionisti. Cerchiamo dunque di capire meglio come funziona la contribuzione previdenziale per le partite IVA e la differenza tra quota fissa e percentuale.
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2. Libero Professionista
I liberi professionisti (come per esempio i consulenti e i fotografi) sono tenuti a iscriversi alla Gestione Separata INPS e a versare i relativi contributi previdenziali sulla base di un’aliquota percentuale fissa. Quest’ultima è pari al 25,72% e si applica al reddito d’impresa senza minimali né massimali e non si applica a tutti i liberi professionisti che hanno una cassa previdenziale propria (come ad esempio giornalisti, avvocati, psicologi).
3. Artigiani
Gli artigiani devono iscriversi obbligatoriamente alla Gestione Artigiani e Commercianti INPS, che prevede un contributo fisso per redditi da 0 a 15.953€ (minimale al 2020) pari a 3836,16€ e un contributo percentuale per l’eccedenza oltre il minimale di 15.953€.
Questo significa che gli artigiani che non superano il reddito d’impresa annuo di 15.953€ devo versare solo la quota fissa di 3836,16€, suddivisa in quattro rate trimestrali da 960€ ciascuna. Coloro che superano invece la soglia minima dei 15.953€ devono versare, oltre ai 3836,16€ di contributi fissi, anche una quota percentuale calcolata sul reddito eccedente.
Per i redditi eccedenti la percentuale varia in base alle successive soglie di reddito, come si può vedere nelle tabelle sottostanti. Per fare un esempio, gli artigiani che hanno redditi sotto i 47.379€ oltre al contributo minimo dovranno versare il 24% dell’eccedenza, mentre agli artigiani che hanno redditi annui fino a 78.965€ si applicherà il 25% di aliquota sempre sull’eccedenza.
Discorso a parte invece per i Collaboratori fino a 21 anni (vedi tabella). La quota fissa di contribuzione INPS è stabilita a 3501,15€ entro la soglia minima di reddito fissata a 15.953€, mentre chi supera il minimale dovrà pagare un’ulteriore quota percentuale sull’eccedenza con aliquote variabili a seconda delle fasce di reddito, come si può vedere nello schema riassuntivo sottostante.
4. Commercianti
Anche i commercianti – come gli artigiani – sono obbligati a iscriversi alla Gestione Artigiani e Commercianti INPS. Sono tenuti a pagare contributi fissi (pari a 3850,52€ per redditi da 0 a 15.953€) mentre se il reddito supera i 15.953 euro si applicano le percentuali sulle fasce di reddito per eccedenze (vedi tabelle sottostanti).
Rispetto agli artigiani cambiano – seppur minimamente – le aliquote applicate al reddito di impresa per il calcolo dei contributi previdenziali sull’eccedenza e la contribuzione massima obbligatoria a seconda dell’anzianità o meno anche nel caso di collaboratori di età inferiore a 21 anni.
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Novella Toloni