LAVORATORE DIPENDENTE CON PARTITA IVA – COME FUNZIONA CON L’INPS
INDICE DEGLI ARGOMENTI TRATTATI
1. Introduzione
E’ possibile aprire una partita IVA pur essendo dipendente? Devo pagare i contributi INPS come partita IVA pur avendo un lavoro subordinato? Proviamo insieme a rispondere a queste domande, facendo chiarezza sulla parte contributiva Inps per un lavoratore dipendente con partita IVA.
Partiamo subito dicendo che se sei un dipendente di un’azienda puoi aprire partita IVA come ditta individuale/società o come come libero professionista. Per i lavoratori dipendenti del settore privato, infatti, non vi è alcuna limitazione di legge per l’apertura di una partita IVA. Entrambi generalmente possono coesistere.
Questo nel caso tu sia interessato a svolgere una seconda attività lavorativa in forma autonoma, che ti permetta di arrotondare le tue entrate. Il dipendente che intende aprire partita IVA deve però tenere conto del cosiddetto “Patto di non Concorrenza”. La legge (art. 2105 del Codice Civile) vieta al lavoratore dipendente di svolgere attività in concorrenza con il suo datore di lavoro, in proprio o per conto di terzi.
Diverso invece è il discorso che riguarda i dipendenti del settore pubblico che vogliano aprire partita IVA. Le due attività possono difficilmente coesistere ma ne parleremo più ampiamente in un altro video.
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2. Contributi previdenziali Inps per dipendenti con partita IVA
L’aspetto più importate e sicuramente vantaggioso dell’aprire una partita IVA quando si ha già un contratto da dipendente è la contribuzione previdenziale. I lavoratori subordinati che contemporaneamente hanno una partita IVA, infatti, possono essere esonerati dall’iscrizione alla Gestione Commercianti dell’Inps. Affinché il professionista sia esentato dal pagare ulteriori contributi Inps, però, si devono verificare due presupposti imprescindibili:
– Il contratto di lavoro è a tempo indeterminato e full time (con almeno 26 ore lavorative settimanali);
– Il reddito da lavoro dipendente è superiore a quello originato dal lavoro da partita IVA. Tale prevalenza deve essere valutata sia in termini economici (guadagni di più) sia in termini temporali (occupa la maggior parte del tuo tempo lavorativo);
In questo quadro fa eccezione l’attività Artigiana: il lavoro svolto dagli artigiani (idraulico, elettricista, parrucchiere, estetista ad esempio) è considerato sempre di tipo prevalente.
3. Chi non è esonerato e deve pagare doppia contribuzione INPS
Esistono alcune categorie di dipendenti che non sono esonerati dall’obbligo di doppia contribuzione previdenziale. Nello specifico:
Dipendente e libero professionista iscritto alla gestione separata: se il dipendente esercita un’attività come libero professionista, ma non appartiene a una categoria per la quale esiste una gestione previdenziale specifica (ad esempio fisioterapista, consulente aziendale etc), è obbligato a iscriversi alla gestione separata dell’Inps, anche se da dipendente ha già i contributi previdenziali versati dal suo datore di lavoro. L’aspetto positivo è che come partita IVA non dovrà pagare in forma piena ma sarà soggetto a un’aliquota ridotta al 24% (anziché 25,72%).
Dipendente e libero professionista iscritto a un Albo: Se, in base all’attività professionale esercitata, esiste una cassa previdenziale di categoria (detta anche Albo o Ordine) il dipendente con partita IVA è obbligato all’iscrizione e al pagamento dei contributi nei termini e nelle modalità previste dall’Ente di categoria. Questo è il caso dei giornalisti freelance, degli psicologici e dei geometri. Generalmente (ma è importante vedere ciascun Albo cosa prevede) il pagamento dei contributi previdenziali è in forma ridotta e corrisponde a circa la metà rispetto alla contribuzione integrale.
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Novella Toloni