Tassa Airbnb – affitti brevi tassati al 21%
INDICE DEGLI ARGOMENTI TRATTATI
Cos’è
La tassa Airbnb prevede l’obbligo per gli intermediari immobiliari (agenzie e portali online) che gestiscono le locazioni di appartamenti, case vacanza, ville, di applicare al momento del pagamento da parte dell’affittuario, una cedolare secca con aliquota al 21% sugli affitti brevi (locazioni di durata non superiore a 30 giorni). Gli intermediari sono tenuti a versare all’Erario la ritenuta sui contratti stipulati a partire dal 1° giugno 2017 e versati ai locatori a partire dalla stessa data.
Conseguenze per gli intermediari
La suddetta tassa obbliga gli intermediari immobiliari a:
- Comunicare all’Agenzia delle Entrate i contratti di affitto per brevi periodi;
- Applicare al momento del pagamento da parte dell’affittuario, un’aliquota del 21% come cedolare secca sul canone di locazione;
- In quanto considerati sostituti d’imposta, dovranno poi riversare allo Stato il 21% e rilasciare al proprietario della casa vacanza affittata, la certificazione unica.
Conseguenze per il proprietario
Il proprietario non ha nessun dovere rispetto alla ritenuta, per qui se l’intermediario l’ha omessa non va incontro a sanzioni. Egli si può trovare in due situazioni:
- L’intermediario gli ha versato l’intero importo per cui dovrà pagare l’Irpef o la cedolare secca al 21% nel 2018;
- L’intermediario ha effettuato la ritenuta per cui dovrà pagare solo in caso di saldo Irpef a debito.
Il locatore in ogni caso dovrà ricevere dall’intermediario la Cu (certificazione unica) che attesta la ritenuta effettuata.
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