Per quanti anni il fisco può controllare? Quanti anni può andare indietro? – I termini per l’accertamento su imposte dirette e iva
INDICE DEGLI ARGOMENTI TRATTATI
Il rapporto tra il fisco è il contribuente, lo possiamo definire “certo”?C’è chi vorrebbe in nome di una tutta loro giustizia sociale che il fisco possa indagare a tempo indefinito, ma per fortuna esiste la nostra costituzione e il buon senso che in ragione di un rapporto certo, di parità e leale collaborazione fissa attraverso la legge, riformata nel 2015, quali sono i termini entro il quale l’amministrazione finanziaria può esercitare i suoi poteri di accertamento.
In questo articolo scopriremo, anche con l’ausilio di esempi pratici:
- Quali sono i termini di accertamento per le imposte sui redditi ed iva
- Per quanti anni il fisco può controllare e andare indietro
- Cosa succede per le attività detenute nei paradisi fiscali e non dichiarate
Sono Carlo Alberto Micheli, Avvocato e Dottore commercialista.
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Quali sono i termini di accertamento per le imposte sui redditi ed iva
A decorrere dal periodo di imposta 2016 (dichiarazione dei redditi 2017) l’avviso di accertamento va notificato, a pena di decadenza, entro il 31.12 del quinto anno successivo a quello di presentazione della dichiarazione (settimo anno se si tratta di dichiarazione omessa).
Questo significa che l’amministrazione finanziaria potrà disporre dei suoi poteri in due range temporali diversi a seconda che sia stata o meno presentata la dichiarazione dei redditi e nella seguente misura:
- Entro il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello di presentazione, in caso di corretta presentazione della dichiarazione dei redditi o Iva da parte del contribuente;
- Entro il 31 dicembre del settimo anno successivo rispetto a quello in cui avrebbe dovuto essere presentata la dichiarazione, in caso di dichiarazione omessa o nulla da parte del contribuente.
Attenzione però, per le annualità precedenti al 2016 è ancora in vigore la vecchia disciplina, che prevedeva sempre una distinzione tra la presentazione della dichiarazione e la omessa presentazione, ma con termini diversi:
- Entro il 31 dicembre del quinto anno a quello di presentazione (quindi entro il 31 dicembre 2022 per il periodo 2016);
- Entro il 31 dicembre del settimo anno a quello in cui si sarebbe dovuta presentare in ipotesi di omissione o nullità della dichiarazione (quindi entro il 31 dicembre 2024 per il periodo 2016).
Inoltre, la vecchia disciplina disponeva il raddoppio dei termini nei casi di violazioni penali. Tale raddoppio adesso non c’è più. È comunque evidente che nei casi di attività esercitate prima del 2016 per capire il corretto periodo di decadenza dei termini si debbano mettere a confronto due discipline legali differenti, a mio avviso in violazione di regole fondamentali del diritto, ma questo lo vedremo e lo proveremo nei procedimenti che instaureranno. Non qui.
Per quanti anni il fisco può controllare e andare indietro
Vediamo con esempi pratici quanto il fisco può andare indietro a controllare e per farlo dovremo distinguere due tabelle, la prima in caso di presentazione della dichiarazione mentre la seconda in caso di omessa dichiarazione.
Termini in caso di presentazione della dichiarazione:
Redditi Dichiarazione Termine ordinario Raddoppio per Penale
2014 2015 31/12/2019 31/12/2023
2015 2016 31/12/2020 31/12/2024
2016 2017 31/12/2022 Abrogato
2017 2018 31/12/2023 Abrogato
2018 2019 31/12/2024 Abrogato
2019 2020 31/12/2025 Abrogato
2020 2021 31/12/2026 Abrogato
2021 2022 31/12/2027 Abrogato
2022 2023 31/12/2028 Abrogato
Termini in caso di presentazione di omessa presentazione della dichiarazione:
Redditi Dichiarazione Termine ordinario Raddoppio per Penale
2014 2015 31/12/2020 31/12/2025
2015 2016 31/12/2021 31/12/2026
2016 2017 31/12/2024 Abrogato
2017 2018 31/12/2025 Abrogato
2018 2019 31/12/2026 Abrogato
2019 2020 31/12/2027 Abrogato
2020 2021 31/12/2028 Abrogato
2021 2022 31/12/2029 Abrogato
2022 2023 31/12/2030 Abrogato
Cosa succede per le attività detenute nei paradisi fiscali e non dichiarate
L’articolo 12 del D.L. n. 78/2009, infatti, aveva introdotto misure per il contrasto all’evasione internazionale, prevedendo che gli investimenti e le attività di natura finanziaria detenute negli Stati o territori a regime fiscale privilegiato, per i quali il contribuente avesse violato gli obblighi di dichiarazione, ai soli fini fiscali si presumono costituite, salva prova contraria, mediante redditi sottratti a tassazione in Italia. Per l’accertamento di tali violazioni, il comma 2 raddoppia i termini previsti ordinariamente.
Di conseguenza l’agenzia delle entrate potrà esercitare il suo imperio:
- entro il 31 dicembre del decimo anno successivo a quello di presentazione della dichiarazione;
- entro il 31 dicembre del quattordicesimo anno in caso di omessa presentazione.
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AVV. Carlo Alberto Micheli
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